Rigore sì, rigore no. Ha fatto molto discutere la decisione dell’arbitro Pani di Sassari allorquando ha decretato la massima punizione al tramonto del primo tempo per un contatto tra Diaz e Lagonigro. Partiamo da un presupposto: per come vediamo noi il calcio quello non è mai, mai, mai rigore. Ma la nostra visione a volta va a cozzare col regolamento che risulta cervellotico. Il contatto ha generato un ampio dibattito in redazione sul fatto che, con le regoli attuali, quello fosse rigore oppure no. La solita lite tra Tom e Jerry insomma, niente di serio.
Partiamo dai fatti: Diaz parte in posizione regolare e si avvia verso la porta; Lagonigro esce per chiudergli lo spazio della porta; l’attaccante calcia e il portiere in tuffo devia il pallone; il portiere travolge l’attaccante dopo il tiro.
Abbiamo sentito ieri in telecronaca Ripepi e Carella sostenere non fosse rigore perché il pallone era lontano dopo il tiro. Errato. La distanza dal pallone (o la possibilità di giocarlo per chi ha calciato) non è presente nel regolamento. L’unica cosa dirimente sul pallone è che se sia ancora in campo oppure no. Il pallone, al momento del contatto, era ancora in campo.
L’arbitro ha indicato il dischetto non prendendo nessun provvedimento disciplinare nei confronti di Lagonigro. Il regolamento parla di “negligenza”, pagina 89: significa che il calciatore mostra una mancanza di attenzione o considerazione nell’effettuare un contrasto o che agisce senza precauzione. Non è necessario alcun provvedimento disciplinare. Lagonigro non è stato ammonito, quindi l’arbitro ha valutato il suo intervento come una negligenza.
C’è però una discriminante: Lagonigro, col fianco, ha deviato il pallone che sarebbe finito in porta prima di finire su Diaz. E allora come ci si comporta in questi casi? Da qui le nostre discussioni su chi sosteneva fosse rigore e su chi diceva il contrario in base al regolamento. Fermo restando il pensiero che per noi questi nel calcio mai dovrebbero essere rigori. Ma i nostri pensieri si frantumano davanti al regolamento.
Quando succedono eventi del genere si può solo andare indietro nel tempo e cercare qualcosa di simile. E ciò che abbiamo trovato risale al campionato scorso quando, in Lazio-Milan, vennero a contatto il portiere rossonero Maignan e l’attaccante biancoceleste Castellanos. Il portiere uscì in scivolata e prese il pallone sul retropassaggio del compagno Florenzi prima di travolgere l’attaccante. L’arbitro Di Bello fece proseguire l’azione non evidenziando l’eventuale negligenza.
Dazn, proprietaria dei diritti, nella trasmissione Open Var – dove si sentono i dialoghi arbitrali – ebbe come ospite il designatore Rocchi che dichiarò: «Siamo d’accordo con la non concessione del rigore ma, qualora Di Bello avesse indicato la massima punizione, sarebbe stato comunque giusto. In ogni caso il Var non poteva intervenire per cambiare la decisione».
In sostanza dipende dalla percezione e dalla sensibilità dell’arbitro. In Serie D gli arbitri sono da Serie D e non c’è il Var. Si può quindi concludere che sia Tom che Jerry avevano ragione: era rigore ma non era rigore.
Fermo restando che, sia per Tom che per Jerry, questo non dovrebbe essere rigore mai.